Il 15 giugno 2018 nella sala consiliare del comune di Nettuno, per iniziativa dell’Università Civica “A. Sacchi”, è stato presentato alla città il IIIo Rapporto “Mafie nel Lazio”, curato dall’Osservatorio Tecnico-Scientifico per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio.

Diversi gli interventi.

Il commissario prefettizio Bruno Strati ha avuto l’intervento introduttivo, in cui ha parlato di come la legislazione nazionale e poi le amministrazioni, in particolare quelle locali come quelle che lui rappresenta, si siano in effetti date degli strumenti per fronteggiare, evitare o comunque impedire la penetrazione della malavita organizzata. Ha però sottolineato come questi strumenti sono più che altro repressivi, mentre è importante puntare soprattutto sulla prevenzione, e che parlando di prevenzione non si possa che partire dalla scuola.

Maria Cristina Palaia, sostituto procuratore Direzione Nazionale Antimafia, ha introdotto il IIIo Rapporto “Mafie nel Lazio”, illustrandolo come documento molto rilevante per la ricostruzione delle dinamiche criminali in materia di associazione di stampo mafioso. Da anni si è accertata la presenza di cosche calabresi della ‘ndrangheta, o a loro contigue, nella provincia di Latina, ma anche nei comuni di Aprilia, Nettuno, Anzio, Ardea, Pomezia.

Il presidente dell’Osservatorio Regionale per la Sicurezza e la Legalità, Gianpiero Cioffredi, ha sottolineato come il territorio di Anzio e Nettuno sia stato un importante “laboratorio” criminale, anticipando una tendenza che ora vediamo in altre parti del Lazio, in particolare su Roma: la presenza di importanti sodalizi criminali autoctoni. L’altro punto su cui il Presidente si è soffermato è sul fenomeno corruttivo, e di come oggi abbia cambiato pelle: oggi ci sono reti corruttive che si reggono sulla presenza ormai forte di facilitatori, imprenditori e professionisti.

Edoardo Levantini (Associazione “Coordinamento Antimafia Anzio-Nettuno”) è intervenuto auspicando un forte investimento e una risposta forte dello Stato: si ha bisogno di un investimento giudiziario e investigativo sostanzioso, ha detto.

Fabrizio Marras (Associazione “Reti di Giustizia – Il sociale contro le mafie”), ha parlato nell’intervenuto conclusivo, sottolineando un aspetto sotteso agli interventi precedenti, tutti concordi in questo: le attività della polizia giudiziaria e della magistratura sono importanti, ma non bastano. C’è sempre qualcuno che si potrà sostituire se trova terreno fertile.
Ha lasciato un dato, riferito alla formazione nelle scuole italiane. Si preferisce non trattare di come mafia e illegalità operino nel proprio territorio, bensì, si preferisce ignorarla. E così ci si ritrova fare eventi di lotta alle mafie con tante firme di associazioni e gruppi aderenti, che però poi si rivelano assenti.

Maurizio Pilade